a cura di: Fanara Giulia

Shooting from heaven

Trauma e soggettività nel cinema americano: dalla seconda guerra mondiale al post 11 settembre
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stato: Disponibile
Collana: Zootropio/1
anno: 2012
, pagine: 402

ISBN: 978-88-7870-630-9
30,00 €
28,50 €
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Questo volume inaugura una nuova collana delle edizioni Bulzoni. Intanto il nome: lo “zootropio” (dal greco, grosso modo la “ruota della vita”) è un dispositivo ottico del pre-cinema: si tratta si una serie di disegni riprodotta su una striscia di carta che viene posta all’interno di un cilindro dotato di feritoie a intervalli regolari attraverso cui la rapida successione di immagini conferisce l’illusione del movimento. Ufficialmente lo zootropio viene inventato da William George Horner nel 1834, ma in realtà una sua forma elementare era già conosciuta dai cinesi sin dal primo secolo dopo Cristo; come a dire che la “ruota della vita” rappresenta un desiderio di cinema molto antico, innato nell’uomo. Ma il titolo è anche un omaggio alla famosa “American Zoetrope” di Francis Ford Coppola, che a sua volta incarnava nella sua casa di produzione desideri e sogni di cinema. Il cinema americano, dunque, che è infatti al centro delle riflessioni di questo libro e che sarà una delle costanti della collana. Ma anche un’idea di cinema: un cinema ibridato con gli altri mezzi e le altre arti, anche quelle elettroniche, come nei capolavori di Coppola; un cinema interessato alle mutazioni della contemporaneità, un cinema giovane e indipendente, come sono giovani il pubblico cui la collana è destinata, ma anche gli studiosi le cui ricerche sono alla base dei volumi. Una collana aperta, dunque, non riservata agli studiosi affermati ma anzi attenta a tesi di dottorato, a ricerche originali, a sguardi freschi sull’universo dell’audiovisivo.

Shooting from Heaven. Un gesto che riassume ogni paradosso nel lungo cammino del cinema americano svelando i traumi di un soggetto attraversato dalle contraddizioni della nostra (post)modernità. Le analisi di film proposte in questo libro intendono esplorare tale rapporto di perturbante simbiosi costantemente instauratosi tra l'immaginario hollywoodiano e la Storia. Il noir di Frank Tuttle, il melodramma di Douglas Sirk, il western di Monte Hellman, l'horror di Jaques Tourneur e John Carpenter o il musical di Herbert Ross lo dimostrano attraverso il sistema dei generi. L'autorialità esibita o nascosta di Robert Altman, Jonathan Demme, Michael Mann e Gus Van Sant decostruisce tale dinamica frammentando lo sguardo o utilizzando l'arma dell'astrazione. I nuovi orizzonti dell'immagine, dall'animazione Disney/Pixar ai supereroi Marvel per arrivare alla smaterializzazione intersoggettiva configurata da David Fincher, rilanciano poi l'ambiguità del sogno/incubo americano nell'epoca dei new media e del post 11 settembre. Un testo nato da diversi punti di vista, diversi approcci metodologici e diverse sensibilità nell'ostinato tentativo di cogliere ancora la complessità di un cinema che paradossalmente sembra appartenerci sempre di più.