Bacchereti Elisabetta

La maschera di Esopo

Animali in favola nella letteratura italiana del Novecento
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stato: Esaurito
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Collana: Narrativa / Novecento/12
Argomento: Letteratura
anno: 2014
, pagine: 294

ISBN: 978-88-7870-962-1
20,00 €
19,00 €
Risparmi:
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Elisabetta Bacchereti insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea nell’Università degli Studi di Firenze. Si interessa delle forme della prosa, in particolare del romanzo, dal secondo ottocento alla contemporaneità. Ha pubblicato quattro monografie (Il romanzo al negativo. Rovani, Lucini, Cena; Il naturalismo. Storia e testi, La formica e le rane. Strategie della scrittura sveviana, Carlo Lucarelli) e altri studi su Fucini, De Roberto, Pirandello, Svevo, Sciascia, Calvino, Tabucchi, sulla narrativa poliziesca e sul noir.
L’immaginario letterario novecentesco è percorso da invadenti presenze animali, realistiche o surreali, metaforiche o simboliche, repertate all’interno di tramature narrative o poetiche, spie analogiche di fantasmi privati o archetipi collettivi, o protagoniste di moderni bestiari, deprivati dell’antico valore sapienziale. Abitano una terra di confine tra tradizione e reinvenzione anche gli animali parlanti della favola esopica che, a partire dall’«animalesca filosofia» e dall’appena abbozzato favolismo eretico pirandelliani, per attraversare la doppia pratica favolistica di Svevo nutrita di Darwin e Freud, più che di Esopo, vive nel secondo Novecento una nuova stagione, rivisitata come scrittura letteraria “in minore” e tuttavia, nelle umorali variazioni di registro, luogo privilegiato di espressione di un “mal-pensiero” che aspira a tradursi in una  nuova anti-conformativa eticità. Dal furor del Primo libro delle favole Carlo Emilio Gadda, al lucido nitore classico-moderno delle Favole della dittatura di Leonardo Sciascia e all’humor nero delle Favole del tramonto di Andrea Camilleri; dalla maliconica «autoeducazione» tardiva alla vita delle Settanta favole di Arturo Loria, al mondo fantastico apparentemente innocente delle Storie della preistoria di Moravia, agli aforistici apologhi Zen delle Galline pensierose di Luigi Malerba, e ai nonsesical Versi del senso perso di Toti Scialoja: una rilettura che, oltre le trappole ermeneutiche e le ambiguità del double coding favolistico, scopre i giuochi intertestuali, le pratiche moderne e postmoderne del riuso e della riscrittura, le tensioni e gli umori sottilmente allegorici della scrittura novecentesca.

 

 

Introduzione


L’«ANIMALESCA FILOSOFIA»: LUIGI PIRANDELLO

 Appunti per un bestiario pirandelliano
 Le «contro favole»

 UNA «LETTERATURA CASALINGA»: ITALO SVEVO

Le «mummiette»
«Con una favola si può arrivare dove si vuole»

 
«PICCIOLE FAVE»: CARLO EMILIO GADDA

 
IDENTITÀ DEL «MALPENSANTE»: LEONARDO SCIASCIA, ANDREA CAMILLERI

«Favole della dittatura» di L. Sciascia
« Le favole del tramonto» di A. Camilleri


UNA «TARDIVA EDUCAZIONE ALLA VITA»: ARTURO LORIA
«AI TEMPI DELL’UNO CHE NON C’ERA NES-SUNO»: ALBERTO MORAVIA


IL SENSO DELL’ASSENZA DI SENSO: LUIGI MALERBA, TOTI SCIALOJA

Il pensiero delle galline
«Animalie»


Indice dei nomi

 

 

 

 

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