a cura di: Bianchi Bruna , Magnanimi Emilia , Salomoni Antonella

Culture della disobbedienza

Tolstoj e i Duchobory
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stato: Disponibile
Argomento: Storia
Collana: Storia e documenti/34
anno: 2004
, pagine: 312

ISBN: 978-88-8319-937-0
21,00 €
19,95 €
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I saggi raccolti in questo volume mettono a fuoco il tema della disobbedienza e prestano particolare attenzione all’obiezione di coscienza. Il nucleo centrale del volume è costituito dai rapporti tra Tolstoj e i duchobory, una comunità religiosa dissidente, annoverata all’inizio dell’Ottocento «tra le più pericolose», che dagli anni ‘40 si trasferì nei territori della Transcaucasia.
Il 1895, l’anno in cui ebbero inizio gli scambi epistolari tra Tolstoj e Pëtr Verigin, guida spirituale dei duchobory, è un anno di svolta decisivo, sia nella storia della setta che dell’obiezione di coscienza.
Il 29 giugno 1895 oltre un migliaio di duchobory in tre diverse zone della Russia europea distrussero tutte le armi in loro possesso per testimoniare simbolicamente la rinuncia ad ogni comportamento contro la vita. Si trattò di uno dei più clamorosi atti di disobbedienza all’autorità mai verificatosi in Russia, l’episodio di rifiuto collettivo del servizio militare di maggior rilievo di tutto il secolo. Quando la macchina repressiva dell’impero russo si abbattè sui membri della setta, Tolstoj e i suoi seguaci, denunciarono le persecuzioni e si fecero promotori di un’ampia campagna di aiuti perché i dissidenti potessero emigrare in Canada.
Tolstoj inoltre rese noti numerosi altri casi di obiezione che si verificarono sia in Russia che in Europa. L’obiezione di coscienza, a lungo percepita come un problema di tolleranza religiosa, nel pensiero di Tolstoj assume il valore emblematico di una condanna radicale dell’ordine esistente, un gesto rivoluzionario, in grado di distruggere dalle fondamenta un’organizzazione sociale basata sulla violenza, sull’ingiustizia, su una visione non religiosa della vita.
L’immagine di Tolstoj che emerge dalle pagine del volume è ben lontana da quella che si era affermata all’inizio del secolo scorso e che è ancora ampiamente diffusa, quella di un uomo teso esclusivamente alla ricerca dell’auto-perfezionamento morale; il «passivo» Tolstoj si rivela al contrario uomo d’azione, acuto osservatore delle questioni cruciali del suo tempo, che ha influenzato e modificato il modo di pensare di un’intera generazione.

Bruna Bianchi, docente di Storia del pensiero politico contemporaneo presso l’Università di Venezia, è studiosa della Grande guerra e del pensiero pacifista. Tra i suoi volumi: La guerra, la pace, l’organizzazione militare, in Bruna Bianchi, Adriana Lotto, Simonetta Ortaggi, Economia, guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels, Milano, 1997; La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918, Roma, 2001.

Emilia Magnanimi, docente di lingua e letteratura russa presso l’Università di Venezia. Si occupa di letteratura dell’Ottocento e del Novecento. È autrice di numerosi saggi su Gogol’, Odoevskij, Vel’tman, Bulgakov, Achmatova, Iskander, Metter, Narbikova.

Antonella Salomoni insegna Storia contemporanea nell’Università della Calabria. Si è occupata di storia politica e culturale della Russia sovietica, e di storia dei movimenti religiosi radicali in epoca zarista, con particolare riguardo alla fortuna del pensiero di Tolstoj. Tra i suoi volumi più recenti: Il pane quotidiano. Ideologia e congiuntura nella Russia sovietica, Bologna, 2001; Il lavoro del pensiero. Il contadino Timofej Bondarev e lo scrittore Lev Tolstoj, Genova, 2001.

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