Filosofia del sentire nel naturalismo americano

Nel naturalismo americano, la disamina ampia e spregiudicata della dimensione estetica, l’analisi delle fasi emotive e sentimentali dell’ esperienza – tesa a metterne in luce, da una parte, il loro completo insistere nell’ ambito della fisicità, della .corporeità, e dall’ altra a rivelarne la cruciale funzione di fattori d’orientamento, di interesse e di scelta nella costruzione dei percorsi conoscitivi – costituisce la chiave di volta per un superamento radicale del tradizionale dualismo tra mente e colpo e per la ricomposizione di un quadro unitario dell’esperienza, entro il quale sia possibile intendere come l’attività razionale si sviluppi da attività organiche, pur senza identificarsi con esse.
L’obiettivo del lavoro che qui si presenta è quello di mostrare come proprio nel caso di Santayana, Dewey e Whitehead si possa parlare di una genuina crucialità dell’estetica: e dunque assolutamente non nel senso di una riduzione dell’estetica alla retorica o di una contrazione di ogni rapporto vitale, pratico e conoscitivo con la realtà entro gli spazi chiusi del “circolo ermeneutico”, dei “giochi linguistici”, dello ‘stile’ di conversazione, bensì nei termini di una filosofia del sentire intesa come analisi e chiarimento delle condizioni che forniscono alla mente il suo radicamento nella natura e il suo rapporto con essa, come illustrazione della continuità tra il livello delle attività organiche e psicofisiche e il livello dei significati e delle idee.
Paolo Marolda insegna Estetica al DAMS dell’Università di Roma Tre. È autore di numerose opere, tra cui Crisi e conflitto in Leon Battista Alberti, Roma 1988, Linguaggio ed estetica in Dewey, Arezzo 1994, Il sensibile e l’astratto, Roma 1996.