Anna Dolfi è ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università degli Studi di Firenze e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Tra i suoi lavori, che uniscono al rigore della filologia una spiccata attenzione per la storia delle idee e l’ermeneutica del testo, da ricordare in particolare gli studi leopardiani (Ragione e passione. Fondamenti e forme del pensare leopardiano, Roma, Bulzoni, 2000; Leopardi e il Novecento. Sul leopardismo dei poeti, Firenze, Le Lettere, 2009) e quelli su narrativa e poesia tra fine Ottocento e terza generazione. Studiosa di malinconia (si pensi al commento a Medusa di Arturo Graf; ai libri Giorgio Bassani. Una scrittura della malinconia, 2003; Antonio Tabucchi, la specularità il rimorso, 2006; Gli oggetti e il tempo della saudade. Le storie inafferrabili di Antonio Tabucchi, 2010; Caproni, la cosa perduta e la malinconia, 2014), ha progettato e curato, per Bulzoni e per la Firenze University Press, una serie di volumi di taglio comparatistico dedicati alle «Forme della soggettività» sulle tematiche del journal intime, della scrittura epistolare, di malinconia e malattia malinconica, di nevrosi e follia, di alterità e doppio nelle letterature moderne. A sua cura anche due volumi su Letteratura&fotografia (Roma, Bulzoni, 2005-2007), e recenti raccolte sulla saggistica degli scrittori, la riflessione filosofica nella narrativa, il mito proustiano, le biblioteche reali e immaginarie, i grandi protagonisti dell’ermetismo fiorentino.