Isgrò Giovanni

IL PAESAGGIO SCENICO DI GABRIELE D’ANNUNZIO

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stato: In Stock
Argomento: Teatro
Collana: Biblioteca di Cultura/768
anno: 2024
, pagine: 116

ISBN: 978-88-6897-324-7
13,00 €
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Nella metà degli anni Novanta dell’Ottocento si manifesta come è noto in d’Annunzio l’idea di scrivere per il teatro. Si tratta della scoperta di una vocazione profonda che si intreccia con la sua visione poetica e che viene animata da un desiderio forte di liberazione dagli schemi e dai codici consolidati negli spazi del teatro borghese e commerciale. È in questa tensione liberatrice che d’Annunzio pensa al teatro en plein air come forma che gli consenta di uscire dagli angusti spazi del teatro al chiuso in quanto limitativi della sua creatività drammaturgica. In questo senso l’energia rifondatrice di d’Annunzio pre gli steccati del palcoscenico regolare proiettandosi verso l’esterno, cercando al tempo stesso di riportare il teatro alla dimensione del rito, al quale lo spettatore è chiamato a partecipare come per una sorta di risveglio collettivo rivolto ai valori dell’arte. In questa prospettiva altro fondamentale elemento innovatore del teatro dannunziano è la presenza del paesaggio. Non si tratta tuttavia di un paesaggio fine a se stesso né tantomeno di una semplice cornice naturalistica, ma di una presenza attiva nell’economia del dramma, dialogante con lo stato d’animo dei personaggi, anche quando essi agiscono in spazi interni ma comunque pure collegati visivamente e/o evocativamente con l’esterno. 

Indice 


Introduzione 

Il paesaggio archeologico e la risignificazione del dramma antico: La città morta 

Venezia città set: Il Fuoco 

L’idea scenica della contrapposizione giardino/bosco come elemento centrale del dramma: Sogno di un mattino di primavera 

L’articolo La Rinascenza della Tragedia e l’idea del nuovo teatro en plein air 

Il rapporto interno/ paesaggio esterno. Il ruolo della luce come elemento attivo del dramma: La Gioconda, Sogno di un tramonto d’autunno, La Gloria 

Dal primo mancato sodalizio artistico d’Annunzio-Fortuny alla nuova sperimentazione primonovecentesca di teatro totale a cie lo aperto: Francesca da Rimini 

Il teatro en plein air come rito mediterraneo di memoria arcaica: La Figlia di Jorio 

Il teatro di massa all’aperto e lo scenario adriatico della rifondazione: La Nave 

Nuovi esperimenti di luce psicologica nel rapporto interno/paesaggio esterno, fra i limiti della scenografia dipinta: Fedra 

Il mancato progetto parigino per un “Théâtre de Fêtes” di d’Annunzio-Fortuny 

L’interpretazione scenografica di Bakst e i limiti degli esperimenti di teatro all’aperto “al chiuso”: Le Martire de Saint Sébastien e Pisanelle 

L’ultimo esperimento teatrale di d’Annunzio: il fondale dipinto come parte vivente dell’azione. Il paesaggio de Le Chèvrefreuille 

Il mancato approdo dannunziano al cinema e La Crociata degli Innocenti 

La rappresentazione commemorativa de La Nave del 1938 nell’isola di Sant’ Elena a Venezia. Un teatro di set en plein air 

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